lunedì 23 novembre 2015

Salute e benessere degli insegnanti italiani

Un testo che approfondisce il tema del benessere degli insegnati in italia dal punto di vista della Psicologia Positiva.


Caterina FIORILLI, Simona DE STASIO, Paula BENEVENE, Licia CIANFRIGLIA e Roberto SERPIERI (2015). Salute e benessere degli insegnanti italiani. Milano, FrancoAngeli.

Ecco, un Osservatorio sul benessere dei docenti dovrà rovesciare i termini della propria indagine, non cessando certo d’indagare sui fattori che guastano la bellezza dello stare in classe, ma prestando attenzione prioritaria a tutti quegli elementi che sono in grado di costruire una professionalità felice, in grado di governare in modo sereno e motivato la relazione educativa” (A. Augenti, p. 192).


Il testo si propone come un lavoro d’indagine sulle condizioni di salute e benessere degli insegnanti in Italia. Esso rappresenta un contributo prezioso per quanti sono interessati alla comprensione dei rischi per la salute dei docenti e alle strategie da adottare per farvi fronte. La lettura di questo volume, infatti, riesce in modo originale a stimolare la riflessione di chi volesse progettare interventi seguendo la prospettiva della psicologia positiva, indagando in particolare i fattori legati alle risorse personali e sociali a disposizione dei docenti.

Promosso dall’Osservatorio Nazionale Salute e Benessere dell’Insegnante (ONSBI), il volume raccoglie i contributi di ricercatori e di professionisti che operano in varie istituzioni educative e formative. 

Suddiviso in due parti, si focalizza sui fattori di rischio e di protezione della professione insegnante nel nostro Paese. Nei sei capitoli  della prima parte, vengono tracciate attraverso un inquadramento teorico e applicativo le tematiche affrontate: la qualità della formazione degli insegnanti, le misure a sostegno del benessere individuale e organizzativo, le esperienze emotive a scuola e la messa a rischio del benessere degli insegnanti della scuola primaria, secondaria ma anche degli educatori del nido. Si parte da un’analisi storica del termine benessere per arrivare ad una visione più complessa del benessere degli insegnanti, contestualizzata nell’attuale momento sociale e politico in cui i temi all’ordine del giorno di chi esercita la  professione d’insegnante sono la qualità della formazione iniziale e in servizio, lo scarso riconoscimento del ruolo che si ricopre e l’esaurimento delle risorse emotive rispetto ad eventi stressanti che logorano la salute a scuola.

In aggiunta a questo quadro più generale, la seconda parte del volume, articolata a sua volta in sei capitoli, costituisce la particolarità di questo lavoro. Infatti, i contributi proposti in questa sezione sono il sunto di interessanti studi, effettuati dai ricercatori dell’ONSBI, sui fattori che possono incrementare il problema del burnout e sull’analisi delle risorse in grado di favorire il benessere degli insegnanti. Sono stati considerati più di 1500 insegnanti di ogni ordine e grado provenienti dal Sud, dal Centro e dal Nord d’Italia e con differenti caratteristiche culturali e socio-demografiche. Al termine della lettura dei risultati di questa indagine si configura una domanda chiave: “Come fronteggiare le numerose difficoltà in cui si trovano gli insegnanti?”. Favorire una cultura del benessere a scuola attraverso il potenziamento delle strategie di coping e della resilienza sono le misure da adottare, secondo gli autori, per un miglioramento delle attuali condizioni degli insegnanti italiani. 

Bibliografia
Augenti, A. (2015). Riflessioni sui dati emersi dal I report dati ONSBI. In Fiorilli, C., De Stasio, S., Benevene, P., Cianfriglia,L., Serpieri, R. Salute e benessere degli insegnanti italiani (pp. 190-193). Milano: FrancoAngeli.

A cura di Piera Gabola, Università di Neuchâtel e Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano






martedì 10 novembre 2015

La profezia di Celestino - Film completo in italiano


Le nove illuminazioni in sintesi

1) prendere coscienza del risveglio spirituale in atto e delle coincidenze che si presentano nella nostra vita; 
2) questo risveglio rappresenta il sorgere di una nuova visione del mondo  ed un nuovo passo importante dello sviluppo umano;
3) tutto ciò che esiste è energia sacra che possiamo percepire ed intuire. Possiamo assorbire l’energia che si irradia, in particolare dalla bellezza; 
4) La competizione per l'energia è la causa di tutti i conflitti tra gli esseri umani. 
5) Si attinge energia attraverso il connubio con l'universo provando amore per il tutto; 
6) Comprendere il proprio passato alla luce degli scambi di energia, partendo dai drammi infantili che creano intimidatori, inquisitori, riservati e vittime;
7) Scoprire la corrente attraverso cui l'energia scorre: coincidenze e casi fortuiti che intuiscono e guidano la realtà, sogni che vanno interpretati e rapportati alla vita; 
8) Interagire con gli altri positivamente: quando si parla con un'altra persona, per elevarne l'energia, bisogna concentrarsi sul suo viso con amore.  
9) L’evoluzione ci porta ad una crescita spirituale. In  un mondo 'ecologico' si chiarirà il rapporto fra tutte le religioni si opererà per creare nuove condizioni di convivenza pacifica e di benessere.  






giovedì 5 novembre 2015

Gli ordini dell'aiutare secondo Bert Hellinger

In un seminario per addetti ai lavori di alcuni anni fa Bert Hellinger, padre delle Costellazioni Sistemiche Familiari, trattò il tema degli "ordini dell'aiutare", la modalità con la quale, secondo la visione sistemica, il counselor e il facilitatore dovrebbe operare nella relazione d'aiuto. Dei suoi cinque ordini dell'aiutare, a  mio avviso,  il secondo è quello a cui facilitatori e counselor provenienti da qualsiasi approccio e/o metodologia dovrebbero sempre fare riferimento.
Di seguito gli appunti su questa tematica.


L'aiuto serve da una parte alla sopravvivenza e dall'altra allo sviluppo e alla crescita. Sopravvivenza, sviluppo e crescita sono legati a particolari condizioni, sia interiori che esteriori. Molte condizioni esterne sono predefinite e non possono essere modificate, come ad esempio una malattia ereditaria oppure le conseguenze di determinati eventi o di una colpa propria o altrui. Se l'aiuto non tiene in considerazione le condizioni esterne, è destinato a fallire.

Ciò vale ancor di più per le condizioni interiori. Ne fanno parte: lo specifico compito personale, l'irretimento nei destini di altri membri della famiglia e l'amore cieco che, sotto l'influsso della coscienza, resta legato al pensiero magico. Ho spiegato le ripercussioni concrete di tutto ciò nel mio libro ORDINI DELL'AMORE (Tecniche Nuove, 2007) al capitolo "L'amore che fa ammalare e l'amore che guarisce: del Cielo e della Terra". A molti facilitatori il destino degli altri può apparire difficile da sopportare e vogliono cambiarlo. Tuttavia, spesso, non perchè l'altro ne abbia bisogno o lo desideri, ma perchè sono loro a non poterlo sopportare. Se ciononostante l'altro si lascia aiutare, non lo fa per necessità ma per aiutare il facilitatore. In questo modo l'aiuto si trasforma in prendere e l'accettare l'aiuto in dare. Il secondo ordine dell'aiutare consiste dunque nel sottomettersi alle circostanze e nell'intervenire solo nella misura in cui esse lo consentono, questo aiuto è discreto, ha forza. In questo caso il disordine dell'aiutare consiste nel negare le circostanze invece di guardarle negli occhi insieme a chi ha bisogno di aiuto. Voler aiutare opponendosi alle circostanze indebolisce sia il facilitatore che colui che si aspetta aiuto, oppure colui a cui viene offerto o addirittura imposto aiuto.

giovedì 3 settembre 2015

Articolo sulla Biodanza su Rivista della Società Italiana di PsicoNeuroEndocrInoImmonulogia

Biodanza Sistema Rolando Toro - Aspetti terapeutici e impieghi clinici
Paolo Campi – Medical Doctor, Allergist and Immunologist, Student in Psycotherapy Training, Biodanza Facilitator

All'interno della rivista PNEI Review l'articolo in oggetto al capitolo 9



A questo link è scaricabile l'articolo completo in PDF >>

giovedì 13 agosto 2015

Decadenza della politica e predominio dell’economia secondo la psicologia di comunità. 2002

E' tempo d'estate, le città sono coperte da tempo da una cappa asfissiante, la pigrizia la fa da padrona e, a completare il quadro, la riabilitazione dopo un brutto incidente al ginocchio è lunga e tormentata.

Tutti buoni motivi per giustificarmi della scarsa vena creativa che ha lasciato il blog privo di articoli da troppo tempo. E allora come da antica consuetudine giornalistica durante i periodi estivi, vado a ripescare un articolo datato dal vecchio blog, tanto mi ero ripromesso  da tempo di spostarne alcuni su questa più recente piattaforma…


Decadenza della politica e predominio dell’economia secondo la psicologia di
comunità. 2002

16 marzo 2013




Proprio in questi giorni, che seguono il rinnovamento della classe politica post-elezioni e la nascita del nuovo parlamento, il dibattito pubblico e popolare continua ad essere fondato su temi che mettono al centro le più o meno presunte differenze e contrapposizioni tra le aree del centrodestra e del centrosinistra. Persiste inoltre  lo stupore e la diffidenza verso una nuova forza politica fatta da cittadini e guidata da un portavoce sui generis dal forte impatto sociale.

Sto rileggendo un capitolo del testo “Fondamenti di psicologia di comunità” (Francescato, Tomai, Ghirelli – Carocci editore – 2011) e mi stupisce come un testo di natura psicologica e non economico-politco-finanziario esponga con tanta chiarezza ciò che sta avvenendo da anni e che in molti ancora non hanno ben chiaro. Per di più la prima stampa del testo è del 2002 e riporta citazioni degli anni ’90.

Disciplina che esamina i problemi non solo nella loro dimensione personale e soggettiva, come è tradizione della psicologia, ma anche nella loro dimensione oggettiva e sociale, nella quale si collocano vincoli e risorse che permettono o ostacolano l’empowerment di persone, gruppi, organizzazioni e comunità locali.

Personalmente ringrazio la prof.ssa Donata Francescato per la chiarezza delle sue lezioni sul tema dell’empowerment di comunità che ho avuto la fortuna e l’onore di seguire.



Ecco uno stralcio dal testo citato:

[…] i grandi mutamenti in atto nel mondo finanziario dovuti ai processi di globalizzazione renderebbero  ancora più importante  riconoscere un ruolo maggiore della politica nel governo dell’economia. Come nota l’economista Paolo Savona (1997), oggi  sono i mercati a stabilire la politica economica dei governi, e i grandi gruppi finanziari hanno un potere eccessivo. In assenza di regole internazionali, infatti, la creazione monetaria per usi internazionali o moneta offshore continua a procedere sostanzialmente fuori controllo. La grande finanza ha  l’assoluto controllo dei tassi di interesse, cosa che le consente di fissare liberamente il costo del denaro e stabilire i cambi ai livelli che preferisce. Sarebbe compito della classe politica stabilire le nuove regole del gioco monetario ed economico ma,  come nota l’economista neozelandese Tim Hazeldine (1998), dopo il crollo del comunismo nel 1989 in quasi tutti i paesi la classe politica ha perso influenza e prestigio e non ha più l’autorevolezza per farlo.
Questa decadenza della politica è pericolosa per la crescita democratica di una società:

Se si “spoliticizza” la gente attraverso messaggi fittizi ed elusivi della complessità dei problemi, accarezzandone  la pigrizia e la passività, che come tentazione albergano in tutti noi, non si elimina la politica, ma si fa un’operazione di esproprio a favore dei circoli ristretti di potere dove si fa la politica reale. [...] la democrazia, come il regime di diffusione massima delle capacità politiche, richiede tutto il contrario: non che i problemi fittiziamente siano portati al livello di chi non ne capisce nulla ma, al contrario, che tutti si impegnino, per quanto loro possibile, a portarsi al livello delle difficoltà dei problemi. L’estensione e la qualità della democrazia dipendono da questo (Zagrebelsky, 1995).

Francescato e Putton (1995) a questo proposito sostengono che nell’età postmoderna contemporanea l’antagonismo tra ideologia capitalista e comunista ha contribuito a enfatizzare e a far prevalere alcune divisioni manichee nelle sfere del  pubblico e del privato. Crescita individuale e benessere sociale, vengono così rappresentati come concetti opposti, negando una realtà complessa e multidimensionale che richiederebbe un  equilibrio tra soddisfacimento dei bisogni individuali e raggiungimento degli obbiettivi generali. Il xx secolo ha visto contrapporsi, nelle sue diverse forme economiche e politiche, gli estremismi del liberismo anarcoide, che privilegia i diritti del singolo a scapito dei doveri verso la comunità, e del totalitarismo, che, come è avvenuto sotto i regimi fascisti e comunisti, sacrifica le istanze individuali.

Oggi siamo alla ricerca di un nuovo modello che rispetti l’equilibrio tra bisogni dell’individuo e scopi della società, che valorizzi la diversità di ciascuno e la protegga dalla tirannia dei molti e al tempo stesso incoraggi ogni singola persona a cooperare con gli altri per fini comuni (Francescato, Putton, 1995, p.21).

Riteniamo che se i futuri adulti continueranno a sottovalutare il legame con la dimensione sociopolitica del contesto ambientale perderanno la possibilità di esprimere e sperimentare un’importante dimensione di potere e di sviluppo: la dimensione sociale dell’empowerment.

venerdì 29 maggio 2015

Biodanza e Counseling: una sinergia possibile

Approfitto di una breve intervista, alla quale ho risposto per una tesi di Counseling e Biodanza di un collega, per mettere a fuoco quelli che possono essere i motivi per una proficua sinergia tra le due metodologie.
Anni fa durante il mio percorso professionale come facilitatore di gruppi di Biodanza ho sentito la necessità di integrare i miei strumenti operativi con le principali tecniche di Counseling sia per mia crescita personale e sia per offrire un miglior servizio ai partecipanti ai gruppi di Biodanza.
Si tratta di due metodologie che favoriscono il benessere  del cliente (*) che pur avendo importanti punti in comune  si differenziano per gli aspetti centrali.
La matrice che accomuna il Counseling e la Biodanza è certamente rintracciabile nella psicologia umanistica e nel movimento dello sviluppo del potenziale umano
L’uomo ha in sé tutte le possibilità per realizzare la cosiddetta “tendenza attualizzante” descritta da Carl Rogers  e cioè l’innato bisogno e la capacità intrinseca  di ogni persona di realizzazione psicologica ed affettiva nonostante i numerosi condizionamenti esterni. Se per Rogers questo processo è definito “autorealizzazione”, Rolando Toro pone alla base del Sistema Biodanza il concetto di “integrazione” che avviene superando progressivamente le tante “dissociazioni” date dallo scollamento tra una buona parte dei valori culturali,  che muovono in direzione contraria alla vita, e gli istinti che sono alla base del buon funzionamento e dell’evoluzione dei sistemi viventi.
La distinzione tra i due approcci, a mio avviso, è data dal fatto che il Counseling è basato su un approccio prevalentemente psicologico e la Biodanza su uno biologico che inevitabilmente si estende fino agli aspetti psicologici dell’essere umano; inoltre il Counseling tradizionale rogersiano è basato sulle tecniche del colloquio e sull’alleanza terapeutica tra  counselor e cliente mentre per il Sistema Biodanza è fondamentale il concetto di esperienza vissuta attraverso il corpo e le emozioni esclusivamente all’interno di un gruppo.

Partendo da questi presupposti ho trovato particolarmente efficace nell’ambito della mia professione l’integrazione dei metodi in due direzioni ben delineate. La prima offrendo dei colloqui individuali di Counseling ai partecipanti ai corsi di Biodanza, che prendano il via dai  vissuti personali all’interno del gruppo, al fine di far emergere nel cliente la comprensione di alcune qualità che non credeva di possedere e le zone d’ombra da esplorare e sulle quali lavorare insieme in un processo di trasformazione.
La seconda  avviene all’interno di gruppi specifici di Biodanza&Counseling dove, dopo una sessione di Biodanza su una tematica precisa si passa ad una sessione di Counseling di gruppo, prendendo spunto da ciò che è emerso durante l’attività al fine di mettere chiarezza e consapevolezza, utilizzando anche tecniche attive gestaltiche o sistemiche.
Ritengo inoltre molto utile, se non indispensabile, per l’operatore di Biodanza la conoscenza e l’utilizzo delle tecniche di Counseling nella gestione dei normali colloqui individuali con gli allievi dei corsi e negli spazi dedicati alla condivisione all’interno del tradizionale gruppo di Biodanza.

Appare quindi evidente come, nei modi sopra descritti, le due metodologie possano integrarsi in maniera efficace per la crescita personale del cliente a patto che l’attenzione dell’operatore, che possieda entrambe le competenze, si concentri sull'esigenza di non snaturare nessuno dei due approcci conservandoli integri e ben distinti nella loro applicazione e utilizzandoli in maniera sinergica al fine di migliorare in termini di tempo e di risultati i benefici nel cliente.




(*) A differenza del paziente nella psicoterapia, il cliente nel counseling non ha bisogno di essere curato né aiutato a superare una sofferenza psicologica, ma si avvale delle competenze del counselor come sussidio delle capacità che già possiede in modo da conseguire gli obiettivi che desidera, nei modi e nei tempi che gli sono consoni. (Wikipedia)




giovedì 21 maggio 2015

Efficacia sulla salute di un corso annuale di Biodanza: uno studio empirico (Effectiveness on the health of an annual course of Biodanza: empirical study with 235 people)

In un precedente articolo riportavo di come la ricerca della Scuola di Specializzazione in Psicologia della Salute di Roma, riguardante l’efficacia della Biodanza sul benessere psicologico dei partecipanti, fosse stata uno dei temi all'interno del X Convegno Nazionale della Società Italiana di Psicologia della Salute, SIPSA del 10/12 maggio 2013.




A distanza di due anni la ricerca è stata pubblicata sull'edizione del primo semestre 2015 della rivista scientifica PSICOLOGIA DELLA SALUTE, confermando definitivamente anche sul piano scientifico la bontà del sistema Biodanza in tema di benessere psicologico.
 




Presentazione della ricerca

La Biodanza è una disciplina/danza che si propone come percorso di crescita e sviluppo personale con l’obiettivo di promuovere il benessere delle persone. Lo studio ha valutato gli effetti specifici della Biodanza su alcune dimensioni del benessere quali: il Benessere Psicologico, lo Stress e l’Alessitimia. Sono state coinvolte 235 persone suddivise in un gruppo sperimentale e due di controllo: gruppo sperimentale Biodanza composto da 96 persone che iniziavano per la prima volta un corso di Biodanza; gruppo di controllo Attività Fisica. composto da 71 persone che iniziavano un corso di danza e gruppo di controllo Sedentari. composto da 68 persone che non praticavano alcuna attività fisica. I dati sono stati raccolti attraverso tre questionari compilati in 2 periodi, all’inizio (pretest) e al termine dei corsi durati circa 9 mesi (post-test). Sono stati utilizzati: la Psychological Well-Being Scale per valutare il Benessere Psicologico; la Measure du Stress Psychologique per misurare lo Stress; il Toronto Alexithymia Scale per valutare l’Alessitimia. I risultati hanno evidenziato che le persone del gruppo Biodanza presentano, dopo circa un anno di corso, un miglioramento del Benessere Psicologico, una diminuzione dei livelli di Stress e minori livelli di Alessitimia. Nei due gruppi di controllo, Attività Fisica e Sedentari, non sono presenti, invece, variazioni significative tra il pre- e il post-test. I risultati mostrano, quindi, che la Biodanza è effettivamente una pratica di promozione del benessere e di sviluppo della persona. 


La pagina di introduzione all'articolo




Bibliografia:

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  50. Willems. H. and Kautt Y. (1999). Coding the Body: Gender. Society and Culture. Sociologia Internationalis, 37 (2): 131-156.
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  52. Zambianchi M. e Ricci Bitti P.E. (2014). Prospettiva temporale e benessere sociale nell’adulto emergente. [Time Perspective and Social Well-Being in Emerging Adulthood]. Psicologia della Salute, 1: 125-138., DOI:10.3280/PDS2014-00100



mercoledì 20 maggio 2015

Convegno - La Biodanza come complemento alle professioni di aiuto


Sabato 30 maggio 2015 - Firenze, Azienda Sanitaria Firenze, Via di Torregalli 3, 50143 - Aula Muntoni.
Moderatore: Paolo Campi

Ore 09.00: Registrazione partecipanti

Ore 09.30: Saluti da parte di:
• Direttore Sanitario di Presidio: Simone Naldini
• Presidente SIPNEI Toscana: Franco Cracolici
• Presidente BiodanzaItalia: Angelo Palfrader

Ore 09.45: Angelo Palfrader e Silvia Latini: “Corso per Infermieri Coordinatori, Ospedale San Giovanni di Dio a Firenze: “Comunicazione e relazione efficace per agire la funzione di leader”. Perché il Corso non ha avuto seguito nonostante gli ottimi risultati?”

Ore 10.15: Mario Rebecchi, Marina Rossi e Annalisa Risoli: “Esperienze di Biodanza in Strutture Socio-Sanitarie”

Ore 10.45: Valkiria Bolinelli e Martina Eccher: “Biodanza per over 80: animazione o rinforzo della PNEI?”

Ore 11.15: Discussione

Ore 11.25: Pausa caffè

Ore 11.55: Francesco Bottaccioli: “Percezione del proprio corpo, della propria età e salute alla luce della Psiconeuroendocrinoimmunologia”.

Ore 12.35: Licia Contaldi: "Miglioramenti dei partecipanti al gruppo principianti settimanale di Biodanza nell'area psicologica, relazionale ed emotiva e miglioramenti riscontrati nei sogni e nei disturbi del sonno".

Ore 12.55: Discussione

Ore 13.05: Pausa pranzo

Moderatore: Nino Calabrese

Ore 14.30: Patrizia Barassi e Donatella Consoli: “Dalla comunicazione etica alla comunicazione empatica – Esperienza di un progetto formativo per l’Azienda Ospedaliera Cannizzaro di Catania”

Ore 15.00: Sandra Salmaso: “Scopri il mio Talento” – Progetto d’inclusione sociale del disabile nella Scuola e potenziamento delle autonomie. Sviluppo delle potenzialità espressive ed affettive dell’adolescente con il metodo Biodanza”.

Ore 15.20: Laura Basso e Cristina Santinon: "Biodanza: una possibilità di nutrimento per persone con disabilità"

Ore 15.50: Maria Gabriella Donnini e Silvana Repetti: “In punta di piedi tra le coterapie…”
Ore 16.20: Discussione

Ore 16.30: Pausa

Ore 17.00: Vivencia condotta dai Consiglieri di BiodanzaItalia

Evento Accreditato Sicool (www.sicool.it): con la partecipazione saranno assegnati 7 crediti.
Comitato Scientifico e Organizzatore:
BiodanzaItalia:
• Angelo Palfrader
• Maria Di Stefano
• Viviana Zavaglia
• Katia Mazzola
• Nino Calabrese
SIPNEI:
Paolo Campi
Per informazioni e iscrizioni fare bonifico e spedire scheda di iscrizione (entro il 20 maggio):
• segreteria@biodanza.it
• paopaocampi@gmail.com
• 3495079309

GestoAiuto




martedì 28 aprile 2015

Le origini della danza

Una sessione di Biodanza, secondo il suo creatore Rolando Toro, è fondata su "esercizi specifici ispirati al significato primordiale della danza, strutturati a partire da gesti naturali dell'essere umano e finalizzati ad attivare le potenzialità affettive che ci connettono a noi stessi, al simile e all'universo".
Per recuperare il significato primordiale della danza a cui si riferisce Toro può essere interessante attingere alle principali fonti che trattano dell'origine della danza.

Origini della danza
Moltissimi anni fa un uomo primitivo colpì con un'arma rudimentale un animale e lo uccise dopo che lo inseguiva da molte ore e tra mille difficoltà. Adesso poteva nutrirsi e coprirsi con le pelli della bestia. Era talmente contento che si mise a spiccare salti attorno al cadavere, probabilmente emettendo anche grida e grugniti. Questi movimenti, queste espressioni di gioia fisicizzate, trasmesse al corpo, furono l’inizio della danza.
L'uomo aveva dapprima  il suo nucleo familiare, poi fece parte di un clan, di una tribù, di un villaggio. Le sue reazioni erano tuttavia strettamente individuali. Saltava di gioia se vinceva una gara con la bestia, si strappava i capelli se gli moriva un figlio, si nascondeva di fronte alla violenza della natura, onorava il sole che favoriva la sua esistenza. Nei tempi le sue reazioni divennero una sorta di codice di comportamento e nella comunità vennero automaticamente codificate in quanto espressione vitale di più persone.
Tornando all'uomo che balla intorno alla preda uccisa tirando in aria clave e mazze per la gioia, al ritorno al suo nucleo familiare mostra le bistecche alla donna ed ai figli, che magari da molti giorni si
nutrivano di sole radici ed avanzi di cattivo gusto, questi a loro volta iniziano a saltare di gioia. Ecco così l'origine del ballo d'assieme.
Ragionando per estensione, questo ballo di festa diventa collettivo quando gli uomini tornano dalla caccia, quando il raccolto garantisce un buon inverno, quando la primavera rinasce. Allora tutta la gente del clan, della tribù,  del villaggio si riunisce ed esprime se stessa nei confronti della festa. Lo stesso accade per le sventure e le morti. Le percussioni scandiscono il ritmo della danza, che é essa stessa percussiva all'inizio. Si battono i piedi sulla terra, si battono le mani, si muove il corpo secondo ispirazione. Tutto é  nato spontaneamente: così come é spontaneo oggi il balletto del  calciatore che ha appena segnato un goal.
Questo “quadretto”, prendendo lo spunto da “La danza ed il balletto” di Mario Pasi, mi sembra   fotografi in maniera perfetta come la danza, intesa nel suo significato più antico, rappresenti l’espressione di emozioni e sentimenti profondi che si manifestano attraverso in movimento intriso di espressività, presenza e significato viscerale senza confini. 

Prime Testimonianze
Secondo Curt Sachs nella sua Storia della Danza le uniche testimonianze  sull'origine della danza sono quelle  che ci giungono attraverso le pitture trovate nelle rocce  all’interno di caverne, frutto dell’uomo paleolitico quando migliaia di anni fa viveva sul territorio di quella che è oggi la Francia.
Tali testimonianze sono rare e solo poche di esse permettono un’interpretazione sicura; il motivo della carenza di tali rappresentazioni è dovuto soprattutto al fatto che il pittore paleolitico creava quasi esclusivamente immagini votive allo scopo di ottenere degli effetti magici, pertanto la danza di per se stessa era sufficiente ad ottenere lo stesso risultato senza bisogno di doverla disegnare.
A questo punto le informazioni sull’origine della danza sarebbero molto poche se non potessimo avvalerci delle notizie, viceversa molto ricche, relative alla danza che i popoli primitivi della nostra epoca ci procurano. Ogni civiltà della preistoria europea trova infatti un suo esatto parallelo tra i popoli primitivi contemporanei.
Sia che le informazioni ci giungano dal periodo paleolitico o neolitico, dall’età del bronzo o del ferro, quasi sempre troveremo riscontro in qualche popolazione primitiva dei nostri giorni che ancora deve raggiungere uno stadio culturale evoluto. Quasi sempre si può dedurre il passato dal presente, quello che in Europa è seppellito sotto strati di suolo si può ritrovare in popoli di altri continenti come se il tempo si fosse fermato di migliaia e migliaia di anni.

L’uomo della preistoria non è in grado di dare una spiegazione logica, legata al processo di causa ed effetto, a ciò che succede intorno a lui.  Pertanto ritiene che siano forze misteriose e spiriti a causare la nascita o la morte,  il sole o la pioggia, la malattia, la  fame e tutti gli altri processi vitali, quindi se riuscirà a domarli con  azioni magiche questi potranno  manifestarsi o scomparire a suo piacimento.
La magia può avere luogo solo in uno stato di estasi dove l’uomo primitivo trascende divinamente  la realtà quotidiana  fino a ritrovarsi in  uno spazio dove l’io si è dissolto nell’infinito; tale stato di estasi lo fa diventare padrone della forza degli spiriti e potrà quindi operare sugli eventi della vita.

“ Essere invasato, trasfigurarsi, valicare i confini dell’umano  trasformandosi in bestie o in dio, è possibile all’uomo solo quando si trova in uno stato di ebbrezza. Soltanto nell’ebbrezza si sciolgono i
legami con la vita quotidiana allorché una forte emozione – gioia o tristezza, amore o collera o paura – prende il sopravvento, sicchè la volontà e il pensiero si spengono e il corpo, sfuggendo al loro dominio, esagera i movimenti abituali o li ordina nel ritmo della danza.”

Ogni volta che danziamo diamo origine ad uno stato di estasi sia quando danziamo con la persona che amiamo, sia quando giochiamo o festeggiamo qualche evento. Ciò accade in maniera maggiore all’uomo primitivo il quale non condizionato dalla cultura, perciò libero nell’esprimersi, risponde agli stimoli esterni in maniera violenta, brutale e incontrollata nello stesso modo in cui ai giorni nostri viene riferito da viaggiatori  presso tribù primitive di indigeni, questi spesso  raccontano di danze forsennate fino al punto di entrare in uno stato  di convulsione, totale tremolio, occhi rovesciati e svenimenti.

“Questi danzatori sono invasati nel senso proprio del termine: non solo vi è una diminuita attività della coscienza, ma uno spirito, un diavolo, un dio si è impossessato del loro corpo ed ha modificato la loro personalità. E’ così che uomini primitivi diventano demoni e gli appartenenti a sette cristiane come i Chlysry e i Mlokany in Russia si sentono transumanati in Cristo.”

“ In altri casi l’annullamento della volontà e del pensiero prende l’apparenza di uno stato ipnotico di trance; gli occhi allora si chiudono, le membra si rilassano e la più accesa frenesia lascia il posto ad una calma e a un distacco solenni”

Riccardo Cazzulo

Riferimenti bibliografici

Pasi M. (1993). La danza e il balletto. Milano: Editoriale Jaca Books s.p.a.

Sachs C. (1966). Storia della danza. Milano: Il Saggiatore.



mercoledì 1 aprile 2015

Il muro


Quanti mattoni ha questo muro?
un mattone lo metto quando non ascolto
uno quando non vedo
uno quando chiudo il cuore
e poi uno per
il pregiudizio
per il controllo
e per la discriminazione….

Con i mattoni
dell’ideologia
l’abitudine
il dogma
l’ortodossia
la politica
la razza
l’ho anche un po’ abbellito
innalzando una bella colonna sulla parte destra

Ma ho il gusto per l’estetica
e voglio anche un bell’arco sovrapposto…
arroganza
invidia
gelosia e perfezione
dovrebbero bastare

e sul lato sinistro?
relativismo
paura
pesantezza
diffidenza
chiusura
apatia
…un architetto coi fiocchi!

ora al centro
un bell’affresco…
competizione, dipendenza, apparenza e dovere…
che artista!
Naturalmente niente porte ne ponticelli
stonerebbero assai

Infine però mi accorgo di non superare mai il mio limite,
continuo ad utilizzare materiali scadenti
e dopo poche ore
quest’opera maestosa crolla sempre
…mi ritrovo allo scoperto
vulnerabile
senza pareti a proteggermi
ed in quell’attimo
gioisco nell’essere
povero e libero come un ventenne

                                       Riccardo C