mercoledì 26 febbraio 2014

Tumore al seno, sostegno sociale, espressione delle emozioni e Biodanza

Per Gualdi e Ghinelli (2011) il tumore al seno rappresenta per una donna un evento dal grande impatto negativo già dal periodo in cui viene diagnosticato e per tutta l’evoluzione della malattia. Nelle pazienti sorgono disturbi di ansia, depressione e disturbi post traumatici. Molto probabilmente il trauma si può manifestare già dalla diagnosi in quanto la malattia giunge all’improvviso senza che ci sia alcuna preparazione per affrontare  tutte le conseguenze del caso. I livelli di distress raggiungono valori molto elevati e  può diventare difficile anche il rapporto con la propria vita sessuale soprattutto nelle donne più giovani.
Tutte queste difficoltà possono essere meglio affrontate in base al grado di sostegno sociale e al tipo di reazione psicologica attuata da parte della paziente.
Sono numerosi i risultati di ricerche che dimostrano come il sostegno sociale e l’espressione libera di emozioni e sentimenti possano migliorare l’adattamento alla malattia e perfino  accrescere le probabilità di sopravivenza.
“Molti studi collegano la repressione e la soppressione delle emozioni ad una maggiore incidenza e a una più veloce progressione del cancro (Giese-Davis e Spiegel, 2003; Gross 1989; Mc Kenna et al., 1999; Spiegel e Kato, 1986). Al contrario l’espressione delle emozioni primarie come la rabbia, la tristezza e la paura può portare ad una migliore comprensione di se stessi e degli altri e anche ad una maggior fiducia in se stessi, ad una migliore espressione di affetti positivi e ad un migliore stato di benessere fisico e di funzionamento psicologico (Giese-Davis et al., 2002)” (Gualdi & Ghirelli, 2011, p.92).
Il sostegno sociale risulta molto importante anche ai fini di un miglior adattamento psicosociale delle donne con tumore al seno.
“Dalla letteratura, oltre che dall’esperienza clinica, emerge infine che il sostegno psicologico e psicosociale realizzato mediante la partecipazione a gruppi psicoeducativi e a gruppi di supporto ha un effetto positivo sulle pazienti poiché migliora le strategie di coping messe in atto per fronteggiare l’esperienza altamente stressante costituita dalla malattia e dai trattamenti, nonché la percezione del sostegno e, di conseguenza, la qualità della vita (Harman, 1991; Spiegel et al., 1989; Montazeri et al., 2001; Doherty, 2004; Cameron et al., 2007; Schou et al., 2008)” (Ivi, p.93).
Sostegno sociale ed espressione delle emozioni all'interno di un gruppo protetto ed empatico sono due aspetti centrali nella metodologia del sistema Biodanza. 

domenica 23 febbraio 2014

Biodanza, emozioni a valenza positiva e salute


La metodologia del Sistema Biodanza rivolge la propria attenzione allo sviluppo delle risorse che già appartengono alla persona, piuttosto che all'apprendimento di quelle che mancano, attraverso la proposta di una serie di esercizi ed esperienze che, con l'utilizzo di musica adeguatamente selezionata, attivano il movimento organico e favoriscono l'espressione delle emozioni nei partecipanti.
Si tratta per la maggior parte di emozioni definite a valenza positiva che recentemente la ricerca in ambito neuropsicologico ha iniziato a prendere in maggior considerazione rispetto al passato svolgendo una lunga serie di sperimentazioni. Trattandosi di un nuovo ambito di studio scientifico si spiega il motivo per il quale, pur risultando un elemento centrale della metodologia, questo argomento non sia stato ancora approfondito in maniera esaustiva nella letteratura inerente alla Biodanza.

E' solo con l'affermarsi del filone di ricerca denominato "psicologia positiva" che questo aspetto ha iniziato a suscitare l'interesse dei ricercatori che hanno promosso un nuovo punto di vista da parte della psicologia. 
Non più pertanto solo lo studio dei fattori che causano malessere e i conseguenti rimedi ma anche la comprensione di ciò che rende la vita felice e in definitiva degna di essere vissuta.

Tornando al tema delle emozioni a valenza positiva le domande che ci possiamo porre sono: le emozioni positive hanno effetti benefici sulla salute? E di conseguenza la Biodanza che ne favorisce l'espressione durante ogni incontro ha un ruolo attivo nella promozione della salute dei partecipanti?

In passato la ricerca ha dedicato attenzione soltanto alle emozioni a valenza negativa delle quali è assodata l'importanza per la conservazione della specie e per le loro implicazioni psicopatologiche mentre non ha mai affrontato lo studio delle funzioni relative a quelle a valenza positiva. Sappiamo che il sorriso ha una funzione comunicativa e di adattamento ma non conoscevamo molto di più fino a poco tempo fa.
Sono stati principalmente gli studi della Fredrickson sulla stretta relazione tra emozioni e cognizioni ad evidenziare l'importanza dell'effetto compensatorio delle emozioni positive rispetto allo stato di attivazione neurofisiologica indotto da quelle negative che producono un incremento dell'attività cardiovascolare (aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e del tono vascolare periferico). Quelle a valenza positiva al contrario provocano la diminuzione delle suddette reazioni svolgendo un ruolo di recupero neurofisiologico da parte del soggetto mettendolo anche in condizione di affrontare meglio le esperienze negative future.
La formazione di tali affetti piacevoli sulla cognizione favorirebbe un tipo di pensiero creativo e flessibile contribuendo a creare risorse essenziali per far fronte alle situazioni di vita più difficili.
La capacità di coltivare questo tipo di emozioni contribuisce al mantenimento di un buon stato di salute (Solovey et al., 2000)

Su queste evidenze di natura scientifica è possibile affermare che una pratica regolare della Biodanza, o almeno durante i periodi di vita maggiormente faticosi e stressanti, può risultare una buona risorsa per il mantenimento di un buon grado di salute e per la promozione della stessa.

Riccardo Cazzulo


Riferimenti bibliografici:

Fredrickson, B.L. (2001). The role of positive emotions in positive psychology: The broaden-and-build theory of positive emotions. American psychologist, 56, 218-226.

Fredrickson, B.L. (2002), Positive emotion. In C.R. Snyder, S.J. Lopez. The positive psychology handbook. Oxford: Oxford University Press, pp. 120-134.

Salovey, P., Rothman, A.J., Detweiler, J.B. & Steward W.T. (2000), Emotional states and physical health. American Psychologist, 55, 110-121.

Seligman, M.E.P. & Csikszentmihalyi, M. (2000). Positive psychology. American Psychologist, 55, 5-14.



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giovedì 20 febbraio 2014

Il terzo occhio

L’uomo che vide troppo
Vide la luce che emanavano gli alberi
Danzando l’uragano
La luce degli umani nei loro deliri
L’uomo che vide troppo
Vide il ritorno di Cristo nell’autoritratto di Durher
E lo vide in Bach nella partitura di “Vieni Dolce Morte”
Vide le oscenità nelle chiese
E la santità in coloro che cercano cibo
Nei bidoni della spazzatura
Il terzo occhio di Osiride vide Isis convertita
In uccello di resurrezione.
L’uomo che vide troppo
Vide la codardia dei valorosi
E l’eroismo dei disertori di guerra
Vide la bellezza del doppio viso nella donna adultera
E l’allegria dei suoi singhiozzi.
Vide Orfeo alzando la lira di Apollo
Al suo ritorno dall’inferno.
L’uomo che vide troppo
Scoprì tutti i segni occulti
Del cuore
Perché vedere é amare.


Rolando Toro Araneda


mercoledì 19 febbraio 2014

La Sincronicità secondo Jung

Con il termine sincronicità Jung teorizza un punto di vista diametralmente opposto rispetto a quello di causalità secondo il quale si può dimostrare, in base a delle ipotesi, come gli eventi possano evolvere uno dopo l’altro a causa di quello precedente. Nella sincronicità viene considerata  la coincidenza  di eventi nello spazio e nel tempo come qualcosa che va oltre il puro caso.

Si può parlare pertanto di sincronicità quando avviene una coincidenza significativa tra un evento psichico ed uno fisico-oggettivo senza che esista alcun nesso causale tra i due eventi. In questo caso per evento psichico si può intendere una premonizione, un sogno, una visione, un presentimento, un oracolo o un'immagine archetipica che andrà a trovare un riscontro tangibile nella vita della persona svelandosi quindi vero.
Jung distingueva in maniera molto netta la semplice coincidenza o sincronismo dalla sincronicità che per definirsi tale non basta la semplice simultaneità di avvenimenti, come quando ad esempio si pensa ad una persona e improvvisamente girando l’angolo la si incontra, ma è necessario che ci sia anche un’ulteriore connessione di significato tra i due episodi al punto tale da produrre un cambiamento significativo nella vita della persona.
Jung cominciò a pensare ad una possibile teoria della sincronicità quando accadde una circostanza particolare con una sua paziente il cui processo psicoterapeutico non evolveva a causa di una spiccata rigidità logico-razionale della stessa.
Un giorno durante una seduta ella raccontò a Jung di un sogno che aveva fatto e nel quale qualcuno le aveva dato uno scarabeo d’oro.
Proprio in quel momento Jung sentì dietro di sé un lieve rumore sul vetro della finestra e voltandosi si accorse che si trattava di un insetto che batteva contro i vetri, aprì la finestra e afferrò al volo l’insetto mentre entrava nella stanza.

La paziente chiese di cosa si trattasse e quando vide che era uno scarabeo ne rimase molto colpita a tal punto che da quel preciso momento iniziò ad aprirsi molto di più nella relazione terapeutica lasciando cadere molte delle sue barriere razionali, per la donna fu l’inizio della propria rinascita.

Inoltre il fatto che lo scarabeo d’oro fosse un simbolo di rinascita dell’antico Egitto portò Jung a collegare questa coincidenza significativa anche con la teoria degli archetipi e dell’inconscio collettivo di cui fu il padre.
A questo ponte tra scienza e psicologia si andò ad aggiungere anche quello con la spiritualità visto il grande influsso che ebbe su di lui anche lo studio del Taoismo come manifestazione di nessi acausali e il conseguente interesse per il libro dei mutamenti “I Ching”.

Le antiche filosofie orientali avevano immaginato la realtà in maniera decisamente molto simile alle nuove scoperte scientifiche, la psicologia junghiana trovò una sua visione secondo la quale spirito e materia appaiono come i due poli di una stessa realtà
Pertanto postulò che la maggior parte degli eventi sincronici spontanei quasi sempre hanno una connessione  psichica con un archetipo.

Negli anni seguenti le scoperte scientifiche come lo spazio-tempo, la materia come forma di energia e quelle della nuova fisica atomica che stabilirono che esistono delle probabilità statistiche, e non più causali, che permettono ad una particella subatomica di trovarsi in una determinata posizione in un determinato momento rispetto al nucleo dell’atomo, favorirono la definizione della teoria della sincronicità come un collegamento tra scienza e psicologia.

L’ipotesi finale formulata da Jung circa la sincronicità è quella dell’esistenza di “coincidenze significative” in processi non legati da un rapporto di causalità.


Riccardo Cazzulo
2009

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venerdì 7 febbraio 2014

La visione olistica della salute e del benessere


Partendo da alcuni temi relativi all’APPROCCIO SISTEMICO e alla DINAMICA DI GRUPPO, dei quali avevo scritto in due articoli precedenti, è possibile muoversi verso la direzione del benessere e della salute facendo riferimento a concetti come la QUALITA’ DELLA VITA e il MODELLO BIOPSICOSOCIALE.





Qualità della vita
Il concetto di qualità della vita emerge nelle società industrializzate occidentali a partire da l’inizio degli anni Sessanta contrapponendosi ad una visione strettamente economica e quantitativa dello sviluppo sociale. Inizia a farsi strada la percezione che il benessere sociale non è dato solo dal possesso in quantità sempre maggiore di beni materiali ma da ulteriori valori qualitativi.
Si tratta di un concetto molto vasto che implica, in maniera complessa, la salute fisica di una persona, la condizione psicologica, il livello di indipendenza, i rapporti sociali, i valori personali e il modo di rapportarsi con le caratteristiche salienti dell'ambiente (OMS).
La valutazione psicologica della qualità della vita e del benessere è uno dei temi centrali dello sviluppo della ricerca psicologica del secolo scorso, negli ultimi trent’anni si sono sviluppati numerosi strumenti di misura che progressivamente sono passati da quelli della metà del XX secolo, costruiti esclusivamente su definizioni centrate sul malessere come ansia e depressione, a quelle più recenti cha vanno ad indagare il polo opposto, quello positivo del benessere.
Come sostiene Lucia Boncori (2006) la ricerca è attualmente incentrata nell’individuare i fattori che, a parità di condizioni oggettive di disagio, spiegano una migliore qualità della vita nella percezione degli interessati.

Il modello biopsicosociale
All’origine di questa rinnovata collocazione della salute e della malattia c’è il passaggio dal modello biomedico a quello biopsicosociale.
Nel modello biomedico la figura centrale è quella del medico, la malattia è una devianza dalla norma e la causa unica di malattia è biologica, i fattori comportamentali e quelli sociopsicologici non vengono presi in considerazione come possibili cause nella diagnosi. 
Secondo tale modello è necessario identificare e classificare la malattia attraverso i suoi segnali e sintomi e contrastarla con un rimedio che si è dimostrato efficace in precedenti studi clinici controllati. L’enfasi è sul potere degli operatori sanitari, detentori delle conoscenze e degli strumenti della medicina ed è promossa la posizione passiva del paziente, si tratta di una concezione che non prende in considerazione l’azione preventiva di protezione attraverso comportamenti, credenze e atteggiamenti rivolti a stili di vita salutari. 
Secondo Engel (1977) il modello biomedico non solo richiede che la malattia sia trattata come un’entità indipendente dal comportamento sociale, ma pretende anche che le deviazioni comportamentali siano spiegate sulla base di processi somatici (biochimici e neurofisiologici) disturbati. Così il modello biomedico abbraccia sia il riduzionismo (la prospettiva filosofica dogmatica, in base alla quale i fenomeni complessi derivano in definitiva da un singolo principio primario) sia il dualismo mente-corpo, la dottrina che separa il mentale dal somatico.
Fu lo stesso Engel a proporre come nuovo paradigma il modello biopsicosociale, un modello di tipo integrato, basato sulla teoria generale dei sistemi che supera la concezione dualistica mente-corpo e la concezione riduzionista di causalità lineare nell’insorgenza di malattie che vengono invece considerate come il risultato di un’interazione dinamica tra una molteplicità di cause.
Si tratta di un modello sistemico che tiene conto dei fattori psicosociali e ritiene che la diagnosi medica debba considerare l’interazione degli aspetti biologici, psicologici e sociali nel valutare lo stato di salute dell’individuo e nel prescrivere un trattamento adeguato. 
Questo nuovo paradigma prevede quindi l’intervento congiunto di medico, psicologo e di tutti gli operatori della salute.
Secondo Zani e Cicognani (2000) è proprio del modello biopsicosociale procedere all’approfondimento del livello psicologico, orientandosi verso la salute globale della persona nel suo ambiente, con un’enfasi maggiore sulla promozione della salute, intesa come realizzazione di sé, esplorazione del nuovo, più ancora che sulla prevenzione della malattia, affrontandola con metodologie differenziate. Contemporaneamente occorre tenere conto della necessità di integrazione o interazione tra i livelli di analisi (interdisciplinarietà) e tra i ruoli professionali diversi.

Riccardo Cazzulo

Riferimenti Bibliografici:
  • Boncori, L. (2006). I test in psicologia. Bologna: il Mulino.
  • Engel, G.L. (1977). The need for a new medical model: a challenge for biomedicineScience, 196, 129-136.
  • Zani, B., & Cicognani, E. (2000). Psicologia della salute. Bologna: il Mulino.
  • Organizzazione Mondiale della Sanità - http://www.who.int/en/

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giovedì 6 febbraio 2014

La nuova casa del Blog Biodanzando



Il vecchio BLOG BIODANZANDO da oggi continua la propria vita su questa nuova piattaforma.
I contenuti rimarranno disponibili all'indirizzo originario